Brucia ancora la Una Adryatik, squadre al lavoro per evitare un disastro ambientale

di Redazione 305 views0

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Ancora fiamme sulla Una Adryatik, il mercantile turco sul quale mercoledì è divampato un incendio. Nonostante gli interventi di Canadair e rimorchiatori, che hanno rovesciato sullo scafo tonnellate d’acqua, la nave continua a bruciare. Sembra tuttavia scongiurato il rischio di un’esplosione, anche se la temperatura a bordo resta oltre i 270 gradi. La nave ieri è stata spostata dal vento e dalle correnti di circa venti chilometri a Sud, inclinandosi di tre gradi a sinistra.

Fallito ieri il primo tentativo di salire a bordo da parte dei tecnici della società olandese ‘Smith’, che nel 2000 entrò in azione per tentare di salvare il Kursk, il sommergibile nucleare russo in cui morirono 118 uomini. Oggi verrà comunque effettuato un nuovo tentativo. Al momento l’imbarcazione si trova a 15 miglia marine dalla costa croata di Rovigno e a 55 miglia dal Delta del Po, e potrebbe essere rimorchiata nel porto di Trieste. Il comandante della capitaneria di porto della città, Domenico Passaro, ha infatti costituito un’unità di crisi per gestire l’eventuale arrivo della nave.

Resta molto elevato il rischio di un pesante inquinamento ambientale (sulla nave ci sono 800 tonnellate di carburante e 50 di diesel marino, 202 tir e 9 tonnellate di carico pericoloso ed esplosivo). Secondo alcuni esperti un’eventuale “marea nera” potrebbe raggiungere le coste italiane in meno di sei giorni. Luigi Rambelli, presidente di Legambiente Emilia-Romagna, ha dichiarato: “Speriamo che l’incidente non si tramuti in un disastro ecologico e che il gasolio nei serbatoi dell’imbarcazione non si riversi in mare, creando problemi per tutto l’ecosistema dell’Adriatico settentrionale”.

Per controllare la situzione sono ad ogni modo già stati effettuati dei rilevamenti al largo di Pola dell’Arpa del Friuli Venezia Giulia. “Non sono tanto importanti i campioni d’acqua che preleviamo ora — spiega Giorgio Mattassi, direttore del settore acqua dell’Arpa — quanto i risultati di quelli che faremo nei prossimi giorni. Bisogna che i fumi, con le relative sostanze tossiche, si depositino in mare per poter avere dati concreti. La zona dove si trova il traghetto è attraversata da forti correnti e il mare ha onde di 30-40 centimetri. Quindi c’è un ottimo ricambio d’acqua e, un’ottima dispersione. Possiamo sperare che il disastro ecologico sia evitato”. Il monitoraggio sulle coste dell’Emilia-Romagna viene poi effettuato dalla struttura oceanografica Daphne, mentre sono in preallarme anche la protezione ambientale marina marchigiana Damac e l’Arpam.

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