Nautica, la protesta: troppe regole per ripartire e troppo strette

di Valentina Cervelli 157 views0

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Tutti i settori stanno combattendo, nel corso di questa ripartenza, con tutta una serie di regole legate alla sicurezza dei propri clienti: e se si pensa che la situazione sulla terraferma sia difficile da gestire, in mare di certo non si sta meglio. In molti nel settore protestano per via delle regole troppo stringenti stabilite per consentire la ripresa delle attività.

Servono regole meno stringenti per Afina

C’è chi si lamenta che queste regole siano più rigide addirittura di quelle previste in auto, dove si può girare solo in due se non si è parte dello stesso nucleo familiare se distanziati: per ciò che riguarda le barche la situazione appare ancora più complessa, dato che gli spazi sono quelli che sono a seconda del servizio e dell’imbarcazione e rispettare la distanza di sicurezza in alcuni casi diventa un vero e proprio rompicapo. Gennaro Amato, presidente di Afina, Associazione italiana della nautica ci va giù pesante:

Se mio figlio, che non è convivente, viene a trovarmi, può stare dentro casa con me. Ma in barca no. Io posso girare con un autista dentro l’abitacolo di una macchina. Ma in barca insieme al marinaio non posso stare.

Un esempio calzante per dimostrare quanto poter ripartire con i servizi di guida turistica, taxi marittimi, e più in generale con l’affitto di barche da diporto possa diventare complicato per gli interlocutori del settore, i quali già si trovano a dover affrontare, a causa dello stop forzato di 2 mesi, un calo delle entrate pari almeno al 40%.

Settore nautico costretto a rallentare

Insomma, le regole sono troppe e troppo strette per consentire al comparto della nautica, secondo Amato, di poter ripartire con il diportismo in maniera corretta. Un problema che in parte colpisce anche i cantieri, che nonostante le loro capacità di ripresa, devono comunque avere a che fare con il fatto che negli Stati concorrenti i cantieri navali non sono mai stati chiusi.

Quel che non si comprende è perché le stesse regole applicate in terra non vengano imposte anche in barca: per fare un esempio molta gente non possiede la patente nautica ma possiede una barca  e al momento non può utilizzarla perché non può portare un marinaio con se.

Perché, ci si chiede, si può noleggiare un auto con autista ma non si può noleggiare una barca? Se si pensa che le l’intero settore nautico da solo rappresenta il 6% del PIL italiano una eventuale perdita pesante di questo comparto potrebbe avere ripercussioni molto importante sull’intera economia italiana, già messa in ginocchio dall’emergenza covid-19.

Nei cantieri navali italiani già si lavorava in condizioni di sicurezza perfette per la ripresa: la chiusura totale poteva essere evitata, dando modo al settore di mantenere quel 20% in più che possedeva sul mercato invece di portarlo nelle attuali condizioni nelle quali si trova, ovvero il dover “andare a vista” come sottolineano molti operatori.

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