L’epopea commerciale della Compagnia delle Indie

di Redazione 190 views0

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Chi non ha mai sentito parlare della Compagnia delle Indie? Il pepe e la noce moscata hanno rappresentato le prime merci che sono state trattate e scambiate dalla celebre compagnia britannica, la quale tra il XVII e il XIX secolo è riuscita a conquistare una vasta porzione di regioni orientali; la più potente società per azioni della storia economica ha dunque viaggiato su mare e ha rappresentato il vero e proprio antenato delle moderne multinazionali. Ma come funzionava esattamente la Compagnia delle Indie? Il nome completo è quello di East India Company e la sua sede era quella di Londra. Le traversate di queste navi erano spesso soggette all’assalto dei pirati, così come narrava nei suoi romanzi Emilio Salgari, un incontro non certo raro in queste acque asiatiche.

La scelta di commerciare spezie non fu casuale: a quei tempi non esistevano certo i frigoriferi, dunque il trasporto del pepe era ritenuto prezioso ed essenziale a tale scopo. Il tradizionale dominio di Venezia nel Medioevo e nei primi anni del Rinascimento fu poi rivoluzionato dalle rotte scoperte da Vasco Da Gama, il quale riuscì a doppiare il Capo di Buona Speranza nel 1498, consentendo di capire che nelle Indie ci si poteva andare anche senza l’attraversamento del Mediterraneo.

La leadership passò poi al Portogallo e quindi all’Inghilterra, la quale ebbe un’intenzione geniale, vale a dire quella di creare una sorta di appalto degli affari in Oriente, quello appunto della Compagnia delle Indie. Questo complesso affare economico-mercantile durò fino alla seconda metà dell’Ottocento: i vari intrighi e le ipocrisie fecero crollare la compagnia, tanto che nel 1858 fu promulgato il Government of India Act, una legge che di fatto revocava in via definitiva la patente di Elisabetta I e che nazionalizzava tutti i beni della società stessa, il preludio alla nascita dell’Impero britannico che sarebbe cresciuto di lì a poco.

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