Tutti i misteri del naufragio del vapore Ercole

di Redazione 1.183 views1

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Sono passati centocinquanta anni non solo dall’unità d’Italia, ma anche da uno dei naufragi più misteriosi avvenuti nel nostro paese: il 4 marzo del 1861, infatti, scompariva per sempre nelle acque di Capri il vapore Ercole, al bordo del quale vi erano settantadue persone, tra cui Ippolito Nievo, autore de “Le confessioni di un italiano”, nonché valente garibaldino. Niente fu mai ritrovato, né le persone né i libri contabili che erano a bordo dell’imbarcazione e che testimoniavano l’amministrazione finanziaria della spedizione dei Mille. Quel vapore doveva percorrere il tratto da Palermo a Napoli in ben sedici ore, anche perché si trattava di una nave ormai piuttosto in là con gli anni, tanto che allo stesso Nievo fu consigliato di optare per l’Elettrico, più piccolo ma anche più sicuro. La storia invece ebbe un altro corso, con le acque del Mar Tirreno che quel giorno di tardo inverno erano abbastanza agitate.

La partenza ufficiale era avvenuta alle 13, ma la tramontana impedì a molte navi di arrivare in ritardo: come ad esempio il Pompei, un altro vapore che partì dopo l’Ercole e che giunse sano e salvo, anche se poi al porto napoletano nessuno si accorse dell’assenza di passeggeri ed equipaggio. La diffusione della notizia avvenne in colpevole ritardo, quasi due settimane dopo e né la compagnia marittima del vapore né il ministero della Guerra si mostrarono ansiosi di attivarsi. L’ultimo avvistamento era stato proprio quello del Pompei, alle sei del mattino e davanti alle Bocche Piccole di Capri, poi il mistero più assoluto.

Le indagini e le perlustrazioni hanno dato sempre esito negativo e si sono spinte sin verso le Eolie. Il tentativo più importante fu quello del 1953 ad opera di Jacques Piccard, il quale, su pressione di Stanislao Nievo, pronipote dello scrittore, individuerà diversi relitti, ma non quelli che interessavano davvero: non sono escluse nuove immersioni in futuro, questa storia merita di essere svelata.

Commenti (1)

  1. Su questa frase non sono d’accordo: “Niente fu mai ritrovato, né le persone né i libri contabili che erano a bordo dell’imbarcazione e che testimoniavano l’amministrazione finanziaria della spedizione dei Mille.” Un giornale dell’epoca segnalò l’arrivo di resti di un grosso naufragio sulle spiagge di Ischia. Un altro giornale del tempo segnalò pezzi di legno galleggianti presso le coste di Capri. Della amministrazione siciliana della impresa dei Mille si conservano oggi all’Archivio di Stato di Torino 455 faldoni, zeppi di carte. Ogni quindici giorni l’amministrazione dei Mille mandava al ministero della Guerra (prima garibaldino, più tardi piemontese) il resoconto delle spese della quindicina. Questi registri si conservano oggi a Torino. Tutta la contabilità di Nievo può essere oggi completamente ricostruita.
    Il vapore “Elettrico” era più grande, più moderno e veloce dell’ “Ercole” che era vecchio di trenta anni. L'”Elettrico” compiva la tratta Palermo-Napoli in 14-16 ore, ma l'”Ercole” ci metteva 18-24 ore. Le competenze erano del ministero della Marina (competente anche per la marina mercantile). Nievo viaggiava in base a una convenzione tra lo Stato e la compagnia marittima, per cui dovevano essere riservati dei posti ai militari in divisa. L'”Ercole” era un vapore postale. Altre notizie e la ricostrizione completa del disatro e dei retroscena in “Per l’onore di Garibaldi”, da me scritto e pubblicato su http://www.ippolitonievo.info.

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