La Marina cinese valuterà l’offerta del porto delle Seychelles

di Redazione 355 views0

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La Cina sta considerando con molta attenzione l’opportunità messa a disposizione dalle Seychelles: lo stato insulare asiatico può infatti rappresentare il porto ideale per quel che concerne le navi della Marina che devono prendere parte alle operazioni anti-pirateria in Africa. Non si tratterà di una vera e propria base militare, ma solamente di un appoggio temporaneo, come è accaduto anche per i porti di Djibouti (Oman) e dello Yemen, punti ritenuti dal ministero degli Esteri cinese come strategici per queste attività così delicate. Le Seychelles garantiranno dunque i rifornimenti necessari in questo senso, anche perché la loro posizione geografica è davvero favorevole, ad appena 1.600 chilometri dalla costa africana e contatti importanti anche con un paese come l’India.

La proposta è giunta direttamente dal governo di Victoria e dovrà essere valutata in ogni suo aspetto ed elemento, in modo da accertarne la validità. Come spiegato in maniera dettagliata dal ministero della Difesa dell’ex Impero Celeste, saranno necessari beni di lunga durata e conservazione, dunque il porto in questione deve dimostrare di poter adempiere perfettamente a questo ruolo. Pechino non ha approntato nessun piano per stabilirsi militarmente all’estero, pertanto non sono del tutto vere le indiscrezioni circa uno stanziamento permanente in questo arcipelago composto da 115 isole. Qualche dettaglio in più si potrà conoscere solamente alla fine di questo mese, in particolare dopo la visita di Liang Guanglie, ministro della Difesa, alle Seychelles.

Il contrasto ai pirati somali da parte delle imbarcazioni cinesi è cominciato nel 2008 e giusto un anno fa la vasta nazione asiatica ha fatto parte dell’operazione volta a proteggere i rifornimenti commerciali nel golfo di Aden. Il paese è sempre più presente da queste parti, soprattutto a livello petrolifero: le principali dispute marittime riguardano infatti l’oro nero, ma anche il gas naturale che si trova al largo del Mar della Cina orientale, una vicenda che ha coinvolto anche il Giappone.

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