La nave dell’associazione ambientalista è lunga circa 58 metri ed è equipaggiata con un elicottero e altre imbarcazioni gonfiabili, vale a dire quelle che hanno sempre contraddistinto Greenpeace e i suoi attivisti in passato nei confronti in mare. Il nome così particolare deriva da una profezia apocalittica dei Cree, un popolo indigeno dell’America settentrionale, la quale parla espressamente di questi guerrieri dell’arcobaleno come gli unici in grado di fronteggiare le devastazioni naturali dell’uomo. La prima Rainbow Warrior venne affondata nel 1985 in un porto della Nuova Zelanda, in occasione della campagna di Greenpeace contro i test nucleari.
Il secondo esemplare, invece, è andato “in pensione” proprio quest’anno per divenire una sorta di barca-ospedale in Bangladesh, ma la sua ultima missione risale allo scorso mese di marzo e ha riguardato le coste giapponesi e il disastro del reattore nucleare di Fukushima a seguito del terremoto. Il direttore esecutivo dell’associazione, Kumi Naidoo, ha sottolineato come questa nave sia piuttosto costosa, ma comunque si tratta di una spesa giusta per contrastare l’operato delle compagnie petrolifere e per tenere alta l’attenzione sulle principali tematiche ambientali (il budget annuale di Greenpeace ammonta a poco più di 250 milioni di dollari).
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