Non è rimasto più nulla se non alcune scialuppe di salvataggio e dei canotti a vela, ben poco rispetto a quanto era uscito due anni prima dai cantieri navali. Shackleton riuscì a raggiungere fortunosamente la Georgia Australe partendo dalla pericolosa isola dell’Elefante, due tappe molto ambite dagli appassionati di turismo nautico. Ma cosa sarebbe potuta essere questa spedizione senza tutte le difficoltà appena citate? L’intento era quello di attraversare a piedi per la prima volta per tutta la sua lunghezza l’Antartico, il tutto per una durata complessiva di ben venti mesi.
I legni dell’Endurance provenivano tutti dalla Norvegia e non era stato lavorato come di consueto: in effetti, ogni singolo dettaglio della costruzione era stato pensato in maniera scrupolosa, purtroppo il suo nome non le portò fortuna. In realtà, si doveva chiamare Polaris, ma poi lo stesso Shackleton, passato alla storia per aver salvato tutti i suoi uomini dopo mille peripezie, la ribattezzò col nome con cui divenne famosa, prendendo spunto dal motto di famiglia “Fortitudine vincimus” (in inglese “By endurance we conquer”).
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