Greenpeace, Natale sull’Esperanza per dire no alle baleniere

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L’Esperanza, la nave antibaleniere di Greenpeace, avanza sotto una pioggerellina tenue, con il freddo che aumenta onda dopo onda, mentre la nave si avvicina ai ghiacci dell’Antartide. La vita di bordo è rilassata, non c’è molto da fare prima di intercettare le baleniere giapponesi. Ecco come hanno passato il Natale i 37 attivisti tra giapponesi, tedeschi, francesi, spagnoli, inglesi. Tre gli italiani, Caterina (che sbarcherà tra poco), Gianluca e Simona.

A raccontare all’agenzia ANSA la notte di Natale è proprio Gianluca, detto Johnny, operatore radio e tecnico informatico: “E’ stato un Natale all’anglosassone. Abbiamo festeggiato con un cenone il 25 e non la vigilia, come si fa da noi. Però abbiamo mangiato bene, anche grazie a Simona. In tavola è arrivato un pasticcio di lasagne, un tacchino al forno e un carré di maiale. E due torte di frutta, una alle fragole e una all’albicocca”.

“E’ anche stata una delle rare occasioni in cui siamo stati vicini ad essere eleganti. Avevamo vestiti puliti, e noi maschi ci siamo fatti la barba”. Per i regali, prosegue Johnny, “ci siamo inventati questo sistema del babbo natale segreto: tre giorni prima di Natale ognuno estrae da un cappello il nome di un compagno, e gli deve trovare un regalo. A me è capitato il meccanico dei gommoni, l’ultima volta che siamo scesi a terra gli ho comprato una bottiglia di vino, un Merlot neozelandese. A me invece è arrivato il più bel regalo degli ultimi tre anni, un coltello multiuso. Ho dovuto indagare per capire chi me lo aveva regalato perché è tradizione, sulle barche, che se ricevi un coltello devi dare una monetina in cambio”.

A bordo si parla dell’articolo uscito il giorno di Natale sul Japan Times. Nel testo si cita un sondaggio di Greenpeace in Giappone, condotto lo scorso anno, che rivela che il 66% dei giapponesi sono contrari o non hanno opinione nei confronti dell’uccisione delle balene, e che l’82% non ha mai assaggiato carne di balene. Ma allora dove vanno a finire le quasi 6 mila tonnellate di carne di cetacei che le baleniere riportano ogni anno in patria? Dave Walsh, coordinatore media: “Una teoria è che i giapponesi vanno avanti con la caccia alle balene anche perché serve a tenere lontani i riflettori dalla pesca ad altri pesci, per esempio il tonno, di cui consumano grandi quantità. Ma se è una strategia, è sbagliata, perché l’attenzione internazionale adesso è su di loro, e già hanno dovuto capitolare sull’uccisione di 50 megattere”.
(da ansa.it)

Redazione

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